Voi lo sapete chi è Winnie Harlow? Fino a qualche giorno fa, io no, o meglio, l’avevo vista ma non conoscevo il nome. Ero certa di averla notata perché ha un aspetto che colpisce, ed è una caratteristica importante per chi fa la modella. “La sua peculiarità è la depigmentazione della pelle, causata dalla vitiligine.” Questo è quello che ho letto su un sito, ma non sono d’accordo, perché chiunque abbia visto almeno una sua fotografia penso che converrà con me che la sua particolarità più evidente è la bellezza.
Leggere articoli in cui si parla di problema e difetto, o in cui si evidenzia come a definirla sia la colorazione non comune della pelle, invece del suo splendido sorriso o della sua grande forza di volontà, conferma quanto la nostra società stigmatizzi le imperfezioni fisiche, creando tabù intorno a tutto ciò che non rientra nei canoni di bellezza convenzionali. Acne, cicatrici, peso corporeo, oscurano davvero la bellezza?
A farmi rabbrividire è stata la scoperta del passato doloroso di Winnie, specie quello scolastico, quando è stata vittima di bullismo e veniva anche picchiata da soggetti che si sentivano spaventati dalla sua diversità, arrivando a definirla “zebra”. A questo punto, ho deciso che volevo conoscere meglio questa fantastica donna, almeno reperire tutte le informazioni che potevo trovare online.
Ho scoperto che sin da ragazza sognava di diventare una modella e, per quanto la sua malattia sembrasse chiuderle le porte, ha continuato a provarci. Anche grazie al supporto morale di Tyra Banks, si è convinta a partecipare nel 2014 a “America’s Next Top Model” e da qui la sua carriera è stata un crescendo: ha posato per Vogue, Glamour e Cosmopolitan, ha girato un video musicale per Eminem ed è stata modella per Diesel, Swarovski e Desigual, sfilando sulle passerelle delle fashion week più importanti (Milano, Parigi e New York). Non solo, nel 2018, è stata nominata una delle BBC 100 Women, riconoscimento destinato alle donne più influenti e ispiratrici a livello mondiale.
La forza di Winnie è stata tale da diventare una delle principali voci per l’inclusività e la diversità nel mondo della moda, un settore che, proprio come il termine “moda” in matematica, tende a favorire l’omologazione.
Credo che il suo esempio sia assolutamente calzante per far comprendere quanto sia necessario rompere gli stereotipi legati alla bellezza e per consapevolizzarci che, qualunque sia la peculiarità che ci differenzia dagli altri, chiamarla difetto è una scelta tanto errata quanto banale.