Questa mattina, appena ho acceso il cellulare, mi è arrivato il messaggio di un centro estetico: “Preparati a un’estate indimenticabile, sfoggia un corpo da fare invidia. Bastano cinque trattamenti per non farti trovare impreparata per la spiaggia. Il sesto te lo regaliamo noi.”
Sorvolando sulle ragioni per cui dovrei fare un sesto trattamento gratuito se ne bastano cinque, questo messaggio mi ha ricordato quanto siamo pressati dal confronto con gli altri, ma soprattutto con i modelli di bellezza imposti dalla società. Quanto alto è il rischio di sentirsi schiacciati dal paragone con figure che sembrano dirci silenziosamente: “Non vedi quanto sei imperfetta?”.
Fino a qualche anno fa, il senso di inadeguatezza si palesava principalmente in estate, quando il corpo, molto più scoperto, rendeva le “imperfezioni” visibili. Il timore di essere giudicata e criticata da ogni sguardo incontrato rimbombava dentro a ogni passo, sempre più incerto, sulla spiaggia. A peggiorare le cose ci pensava la donna “perfetta” che, passando accanto, attirava l’attenzione di tutti, compreso il bagnino, rendendo trasparente chiunque altra.
I social media hanno livellato le stagioni, e così, anche in pieno inverno, è possibile perdere sicurezza di fronte a foto e video di corpi statuari, non solo quelli delle celebrità, ma anche di persone comuni impegnate in diete e ore di esercizi in palestra.
È brutto rapportarsi con il senso di colpa per la poca autodisciplina che impedisce di “sfoggiare un corpo da invidia”, ma ancora più difficile è fingere di non sapere che nemmeno il duro allenamento potrà darci soddisfazione, perché siamo in competizione con la perfezione. E quindi è una gara persa in partenza. Ma cos’è questa perfezione e a cosa serve?
Iniziamo a riflettere: chi ha deciso, e su quali basi, che per essere belli dobbiamo avere caratteristiche identiche a quelle dei modelli imposti dalla società? Possiamo davvero pensare di non piacere e piacerci se non assomigliamo a quelle figure? E ancora, su quali basi si può definire chi è bello e chi no, se non esiste un’unità di misura che sia in grado di quantificarla? Una miss, pur dopo essere stata incoronata, può non piacere a tante persone, ma la sua altezza è indiscutibile, chiunque sia a misurarla.
Pensiamo all’arte e al mondo del lusso: non è forse vero che più un’opera o un articolo è unico, più ha valore? Allora, perché abbiamo reso i particolari distintivi dell’individuo difetti solo perché non corrispondono alla bellezza stereotipata?
La necessità di dover piacere è diffusa e pervasiva. Mi trovo completamente d’accordo sull’importanza di una giusta alimentazione, battaglia che sostengo da sempre. Come è corretto sottolineare che non è salutare il sovrappeso, non possiamo ignorare i danni che la rincorsa a una magrezza esasperata ha causato, spesso ancora più gravi. L’attività fisica è fondamentale per mantenere il corpo in salute, ma deve essere fatta per sentirsi bene con sé stessi, non per ricevere l’approvazione esterna.
In conclusione, è importante riconoscere che la bellezza autentica risiede nella nostra unicità. La società ci impone modelli irraggiungibili, facendoci credere che solo adeguandoci a questi possiamo essere accettati e apprezzati. Tuttavia, è proprio ciò che ci rende diversi a renderci speciali.
Non lasciamoci ingannare dalla perfezione illusoria promossa dai media e dalle pressioni sociali. Investiamo invece nella cura di noi stessi per sentirci bene, non per aderire a uno standard esterno. Impariamo a celebrare le nostre particolarità, valorizzando ciò che ci distingue dagli altri.
La vera bellezza non è una questione di misure perfette o di conformità a un ideale irrealistico, ma è l’espressione sincera della nostra personalità e delle nostre qualità uniche. Guardiamoci allo specchio con occhi gentili, riconoscendo il valore intrinseco che ciascuno di noi possiede.
Riscoprire la bellezza autentica significa accettare e amare noi stessi per quello che siamo, con tutte le nostre imperfezioni. Solo così potremo davvero sentirci liberi, sicuri e soddisfatti.
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